
Nato nel 1959 inizia la sua carriera come fotografo di reportage utilizzando esclusivamente il bianco e il nero, in seguito aggiunge prima il colore e poi la manipolazione digitale.
Il risultato è una fotografia che mette in scena storie ambientate in un quotidiano immaginario, una dimensione privata come quella della casa, delle stanze d’albergo, degli uffici.
Immagini ricche di humour e visivamente folgoranti, il mondo della pubblicità, della moda, dei tabloid scandalistici, della fotografia pornografica sono ritratti come copia esatta e patinata della realtà.
Una realtà artificiosa ed eccessiva, dall’atmosfera glaciale ed asettica, i protagonisti incarnano gli incubi mediatici della spersonalizzazione prodotta dai processi di comunicazione di massa.
Nella serie Royal Blood, seleziona nove personaggi storici morti violentemente. In questi ritratti i personaggi con i loro occhi cerchiati di rosso, fissano lo spettatore con una espressione di accusa e condanna.
Olaf trae ispirazione da artisti come Andy Warhol e Jeff Knoosnei dai dipinti di Caravaggio, Johannes Vermeer e Norman Rockwell.
E’ stato vincitore del Leone d’Argento a Cannes per ben due volte, nel 1998 e nel 2001, per le campagne pubblicitarie della Diesel e dell’Heineken.
“E’ inevitabile che il mercato vinca sempre. Per sopravvivere non puoi essergli indifferente. In un momento in cui l’arte è sempre più soggetta alle sue regole, e la qualità coincide sempre più spesso con il successo commerciale, la trasgressione di un artista sta nel conoscere le regole del gioco e rifiutarle”.
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